NOVELLA N.LXXXIV
Un pittore senese ,sentendo che la moglie ha fatto entrare un
suo amante, entra e cerca l’uomo che si è nascosto tra i crocifissi. Vuole
tagliargli il membro virile e quello fugge, gridando :<< non scherzare
con l’ascia>>.
Viveva in Siena un pittore di nome Mino che aveva una moglie
molto bella. Un senese se ne era innamorato ed aveva , già da tempo, avuto a
che fare con lei. Un parente aveva avvisato Mino, che non aveva voluto
credergli. Un giorno Mino rimase fuori casa anche la notte per un affare e
l’amico della donna, subito avvisato, se ne andò a stare con lei per divertirsi
tutta la notte. Il parente, che aveva messo le spie per essere sicuro, subito
mandò a chiamare il marito per farlo tornare. Riuscì ad ottenere che la porta
piccola della città di notte potesse essere aperta per permettere a Mino di
rientrare in città. Poi raggiunse il pittore nella chiesa dove si trovava e gli
disse <<Mino, ti ho detto più volte della vergogna che tua moglie fa a te
e a noi, ma tu non hai voluto credere. Ora vieni subito, li troverai in casa e
ne potrai essere certo>>. L’uomo rientrò a Siena attraverso la porta
piccola della città e invitò il parente ad andare con lui.
Mino era un pittore di crocifissi, specie di quelli
intagliati con rilievo. Ne aveva sempre in casa, sia completi che in
lavorazione, a volte quattro, a volte sei. Come usavano gli artisti, li teneva
appoggiati su un lunghissimo tavolo da lavoro, nella sua bottega, poggiati sul
muro l’uno accanto all’altro, coperti ognuno con un grande asciugamano. In quel
periodo ne aveva sei, quattro intagliati e scolpiti, e due erano piani dipinti,
tutti appoggiati al muro.
Mino giunge alla porta della sua casa e bussa. La donna e il
giovane che nno dormivano, sospettarono subito ciò che era. La donna, senza
rispondere, sbirciò da un piccolo finestrino e ,scorto il marito, ritornò
dall’amante e gli disse di nascondersi immediatamente. Non sapendo bene dove
celarsi, giunsero nella bottega dov’erano i crocifissi. La furbetta allora
disse << se vuoi fare una cosa buona, Sali su quel tavolo e poniti su uno
di quei crocifissi piani, con le braccia in croce, come stanno gli altri. Io ti
coprirò con lo stesso panno con cui è coperto quello. Mio marito venga pure a cercarti,
ma non credo che stanotte ti troverà. Io ti preparerò un pacchetto con i tuoi panni e li metterò in una cassa, finchè non viene il
giorno. Poi qualche santo ci aiuterà>>. Il giovane, con grande
incertezza, salì sul tavolo, levò l’asciugatoio e si sistemò su un crocifisso
piano, proprio come gli altri scolpiti. Poi fece un pacchetto dei panni suoi e
di quelli dell’amante e i mise insieme agli altri panni. Fatto ciò, si affacciò
alla finestra e chiese << Chi è>>. Il marito rispose <<Apri,
sono Mino>>. E lei <<Ma che
ora è questa?>> e corse ad aprirgli. Quando aprì la porta mino la
rimproverò di aver tardato e di non sembrare molto lieta del suo ritorno. La
donna rispose risentita che stava dormendo e non aveva udito. Il marito prese
un lume e andò cercando in giro, persino sotto il letto. La moglie gli chiese
che cosa stava cercando ed egli rispose << Fingi di essere sorpresa, ma
tu lo sai bene>>. Cercando per tutta la casa, giunse nella bottega dove
erano i crocifissi.
Ciascuno pensi come doveva stare quello che era nascosto nel
crocifisso, sentendo Mino che arrivava. Stava immobile, come gli altri che
erano di legno. Ma ll cuore gli batteva da morire. Lo aiutò la fortuna, infatti
nessuno avrebbe mai potuto pensare dove si fosse nascosto. Mino, dopo essersi
trattenuto un poco nella bottega, uscì fuori. La bottega aveva una porta
davanti che si chiudeva a chiave dall’esterno e ogni un giovane che stava con
Mino l’apriva. Dall’altra parte della casa vi era un uscio piccolino dal quale
il padrone usciva per andare a casa, dopo averlo chiuso, per cui il crocifisso
vivo non poteva uscire in nessun modo.
Essendosi agitato Mino per buona parte della notte e non
avendo trovato niente, la donna se ne andò a letto dicendo al marito <<
Vai sbraitando più che mai, vieni a letto ,se vuoi, oppure vai in giro per la
casa quanto ti piace>>. << Sozza troia – rispose quello – ti farò
vedere io che non sono una gatta. Sia maledetto il giorno che tu venisti in
casa>>. <<Sarà stato il vino bianco o quello rosso che ti fa
parlare così?>> disse quella. Alla fine li prese la stanchezza e si
addormentarono entrambi. Il parente, che era rimasto fuori ad aspettare come
andasse a finire, se ne andò anche lui a casa.
Mino la mattina dopo si svegliò molto presto e riprese le
ricerche. Aperta la porticina, entrò nella bottega e, guardando i crocifissi,
vide uno dei piedi di quello che stava coperto. Disse tra sé <<
Sicuramente questo è l’amico>> e ,guardando gli attrezzi di ferro con i
quali tagliava e levigava i crocifissi, ritenne che l’ascia rispondesse meglio
alle sue esigenze. Prese l’ascia e salì verso il crocifisso vivo per tagliargli
la cosa che lo aveva spinto lì.L’altro, ben comprendendo le intenzioni di Mino, schizzò
fuori con un salto, gridando << Non scherzare con l’ascia>>.
Trovata la porta aperta, fuggì mentre Mino gridava << Al ladro, al
ladro>>.
Frattanto la donna, che aveva sentito tutto, vide un frate
predicatore con la sporta per le elemosine per il convento, che saliva per le
scale. Prontamente gli disse <<Padre Puccio, mostrate la sporta e io vi
metterò il pane>>. Come il frate le porse la sporta ella vi gettò dentro
il pacco con i panni dell’amante e subito lo ricoprì con quattro pani suoi e
con il pane del frate. Poi disse << Padre Puccio, una donna mi portò qui
dalla Stufa (bagni pubblici) ,dove si
era incontrata con un tale, un pacchettino che io ho infilato sotto il
pane nella vostra cesta, affinchè nessuno pensasse a male. Vi ho dato quattro
pani, vi prego ,poiché egli ha casa vicino alla vostra chiesa, di dargli questi
panni. E ditegli che la donna della Stufa glieli manda.
Frate Puccio, che aveva capito tutto, si allontanò, e, giunto
alla porta dell’amante, fingendo di chiedere del pane, gli dette i panni
dicendo << La donna della Stufa ve li manda>>. Il giovane gli diede
due pani e il frate se ne andò. L’amante riflettè bene sulla cosa e , a prima
mattina, se ne andò al campo di Siena a fare le sue cose, come se niente fosse
accaduto.
Frattanto Mino, gabbato dal crocifisso che gli era sfuggito,
andò sbraitando contro la moglie << Sozza puttana, che dici che sono una
gatta e ho bevuto vino bianco e rosso, tu nascondi gli amanti sui crocifissi;
tua madre deve saperlo>>.
La moglie lo rimproverava per la sua volgarità, ma lui
continua << Non ti vergogni, non so chi mi trattiene dal conficcarti un
tizzone di fuoco in quel posto>>. E lei di rimando <<Non provarci
nemmeno, io non ho fatto ciò di cui mi accusi, per la croce di Dio, se mi
mettessi le mani addosso la pagheresti cara>>. E ancora il cornuto
<< O troia fastidiosa che facesti di un amante un crocifisso, avessi
potuto tagliargli io quello che volevo, ma purtroppo mi è sfuggito>>.
<<Ma che stai belando – disse la donna – come può mai fuggire un
crocifisso se è inchiodato con chiodi lunghissimi ? e se è fuggito è cola tua
perché non l’hai inchiodato bene, non mia>>.
Mino corse contro la donna e cominciò a colpirla gridando
<< maledetta, prima mi hai ingannato e ora mi prendi in giro >>.La
donna come fu colpita, essendo anche più prosperosa di lui, reagì
violentemente. Dagli di qua e dagli di là ,la donna e il marito finirono a
terra uno addosso all’altro e quella birbante lo conciò in malo modo e aggiunse << che stai dicendo, tu che ti vai
ubriacando di qua e di là e poi vieni a casa a chiamarmi puttana, io ti concerò
peggio di come tessa conciò Calandrino. Sia maledetto colui che sposò una donna
ad un pittore, perché voi artisti siete lunatici, vi ubriacate sempre e non vi
vergognate >>.
Mino, vedendosi mal conciato, pregò la donna di farlo alzare,
di non gridare e di non far rumore per evitare che i vicini trovassero la
moglie a cavalcioni su di lui. La donna si alzò ed anche il meschino, con il
viso tutto pesto, si alzò. Per evitare il peggio le chiese di perdonarlo perché
i vicino avrebbero potuto credere quello che non era e che veramente il
crocifisso si fosse messo a correre per non essere castrato.
Camminando poi per Siena il pittore incontrò il parente
spione che gli chiese come erano andate le cose. E Mino rispose che aveva
cercato per tutta la casa e non aveva trovato nessuno.
Cercando tra i crocifissi, uno gli era caduto sul viso e l’aveva conciato così.
E, quando i Senesi gli domandavano che gli era successo, egli rispondeva che un
crocifisso gli era caduto sul viso.
Poi, per stare in pace e non agitarsi più,, disse tra sé
<< Ma che bestia che sono, avevo sei crocifissi e sei ne ho, avevo una
moglie e una ne ho, e potessi non averla. Ad agitarmi tanto potrò solo
peggiorare la situazione,come mi è capitato ora. Se vorrà essere una donnaccia,
tutti gli uomini del mondo non la potranno far essere buona>>.