NOVELLA N.LIII (53)
Berto Folchi si univa ad una contadina in una vigna.
Frattanto un viandante, saltando da sopra un muro, non accorgendosene ,gli
salta addosso, credendo che sia un rospo. Spaventato, fugge gridando agli
uomini di correre in suo aiuto. Così facendo mette tutto il paese a soqquadro.
In questa novella è spiegato come ottennero i loro scopi sia
Berto Folchi per il suo amore, sia il priore Oca con un sottile inganno per
godere di una vigna.
Berto Folchi era un simpatico cittadino di Firenze, alla sua
età, innamorato. Costui aveva da diverso tempo adocchiato una contadina di
Santo Felice ad Emo. Un giorno, verso sera, trovandosi la contadina in una
vigna, Berto la seguì. E si sdraiarono ai piedi di un muro vecchio che
circondava la vigna, dietro il quale passava una via. Era Agosto e per il
solleone faceva un gran caldo.
Passarono di lì due contadini che venivano da Santa Maria
Impruneta, uno disse all’altro :<< Ho Una gran sete, vuoi tu andare in
quella vigna a raccogliere un grappolo d’uva, o vuoi che vada io ?. L’altro
rispose <<Vai pure tu>>. Perciò l’uno, saltando dal muro, cadde con
i piedi sulle anche di Berto che era addosso alla contadina. Berto ebbe un gran
colpo, che fu invece molto gradito alla donna, che si sentì meglio penetrata.
Il contadino che era saltato sentendosi toccare con i piedi una cosa molliccia,
senza voltarsi indietro, cominciò a fuggire attraverso la vigna, trascinandosi
dietro pali e viti, gridando a gran voce << Accorrete, accorrete>>.
Berto, sebbene agitato, cercava di concludere i fatti suoi,
ma chi correva di qua, chi di là, chiedendo che cosa stava succedendo. Il
contadino rispondeva<< oimè, ho trovato il rospo più grande che sia mai
esistito>>.
Il clamore cresceva e tutti lo rimproveravano perché aveva
messo in agitazione il paese per un rospo. Ed egli gridava <<Fratelli
miei, dovete credermi, quel rospo è più grande di un vassoio. Io gli saltai
sopra e mi parve di saltare su un grandissimo polmone o fegato i bestia. Oimè
non tornerò più in me>>. Il compagno ,che l’aspettava al di là della
vigna, temendo che avesse litigato con qualcuno del posto, sentendo il rumore
cominciò a gridare anche lui e a fuggire lontano. Le campane cominciarono a
suonare sia a Santo Felice che a Pozzolatico che in tutto il paese. Chi da una parte, chi dall’altra, tutti correvano.
Frattanto la donna si staccò da Berto e fuggì verso la casa
del marito gridando << Povera me sventurata, che rumore è
questo?>>. Incontrando il marito ,che correva verso la piazza di Santo
Felice, disse << Oimè, marito mio, che è mai successo? Mentre stavo nella
vigna a raccogliere l’erba per il nostro bue ho udito questo rumore che mi ha
fatto quasi morire di paura>>.
Anche Berto, dall’altra parte della piazza, chiedeva a gran
voce che cosa era successo. Quello che gli era saltato addosso disse <<
Come non avete sentito? Ho trovato nella vigna il più grande rospo che si sia
mai visto. Per fortuna ,quando gli sono saltato addosso, non mi schizzò il
veleno, perché sarei sicuramente morto>>. Berto di rimando << E se
avessi trovato un diavolo,che avresti fatto?>>.
Frattanto arrivò l’altro compagno che corse ad abbracciare lo
sventurato, che continuava a raccontare del rospo. Berto, allora, li rimproverò
aspramente perché con le loro grida avevano allontanato tutti gli uomini,
compreso lui, dal lavoro, poi aggiunse << E’ già molto tempo che
frequento questo paese e ho spesso sentito dire che in quella vigna uno trovò
un gran rospo, forse è proprio quello>>. Tutti affermarono che così
doveva essere e che forse esso su quei muri rovinati poteva essere cresciuto
ancora. Dopo di ciò tutti tornarono a casa.
Berto, tornando verso Firenze, a pochi passi dalla piazza,
incontrò il priore Oca, priore di quel luogo, uomo simpaticissimo, suo amico,
che lo invitò a casa sua per la sera. Tornando insieme ,il priore chiese che
cosa aveva creato un rumore così grande. Berto allora rispose << Priore
mio, se mi credete, vi racconterò la più bella novella da quando voi
nasceste>>. Così Berto gli raccontò tutta la storia, dall’inizio alla
fine. Il priore, che era grande e grosso, quasi non poteva respirare per il
gran ridere. Dopo aver cenato e dormito in grande allegria, Berto, al mattino,
se ne ritornò a Firenze.
Il priore, dopo la Messa, pensò a come poter sfruttare quella
novella per ricavarne qualcosa. Parlò con i suoi popolani di quello che era
successo e ammonì tutti di non accostarsi alla vigna perché quel corpo così
grande era molto pericoloso sia che solo guardasse qualcuno sia che schizzasse
veleno. Perciò pochi, ad eccezione di Berto e la contadina, si arrischiavano ad
entrare. Il priore, vedendo che non vi era nessuno che volesse lavorarla, si accordò con il proprietario e tenne
la vigna in fitto per poco denaro, ricavandone ogni anno ora 8, ora 10 once di
vino. E il proprietario era contento perché ci guadagnava qualcosa e la vigna
era dissodata e non rimaneva incolta. E così ci guadagnava il priore Oca che
spesso andava a bere con Berto il vino senza che nella vigna il rospo saltasse
più addosso a nessuno.
Che dire, dunque, dei casi che l’amore determina ?
Sicuramente, tra i tanti che ne capitano, questo fu uno dei più singolari. Tra
il rumore delle campane e quello del popolo ne trassero vantaggio sia Berto
,che si accoppiò con la contadina, sia il priore. Quello, infatti, dopo aver
dato un buon consiglio ai suoi fedeli, guadagnò in parecchi anni circa 40 once
di vino e fece un buon investimento perché godeva nel bere il vino e
nell’offrirlo agli altri.
Nessun commento:
Posta un commento