lunedì 10 ottobre 2016

NOVELLA N.LIII

NOVELLA   N.LIII (53)
Berto Folchi si univa ad una contadina in una vigna. Frattanto un viandante, saltando da sopra un muro, non accorgendosene ,gli salta addosso, credendo che sia un rospo. Spaventato, fugge gridando agli uomini di correre in suo aiuto. Così facendo mette tutto il paese a soqquadro.

In questa novella è spiegato come ottennero i loro scopi sia Berto Folchi per il suo amore, sia il priore Oca con un sottile inganno per godere di una vigna.
Berto Folchi era un simpatico cittadino di Firenze, alla sua età, innamorato. Costui aveva da diverso tempo adocchiato una contadina di Santo Felice ad Emo. Un giorno, verso sera, trovandosi la contadina in una vigna, Berto la seguì. E si sdraiarono ai piedi di un muro vecchio che circondava la vigna, dietro il quale passava una via. Era Agosto e per il solleone faceva un gran caldo.
Passarono di lì due contadini che venivano da Santa Maria Impruneta, uno disse all’altro :<< Ho Una gran sete, vuoi tu andare in quella vigna a raccogliere un grappolo d’uva, o vuoi che vada io ?. L’altro rispose <<Vai pure tu>>. Perciò l’uno, saltando dal muro, cadde con i piedi sulle anche di Berto che era addosso alla contadina. Berto ebbe un gran colpo, che fu invece molto gradito alla donna, che si sentì meglio penetrata. Il contadino che era saltato sentendosi toccare con i piedi una cosa molliccia, senza voltarsi indietro, cominciò a fuggire attraverso la vigna, trascinandosi dietro pali e viti, gridando a gran voce << Accorrete, accorrete>>.
Berto, sebbene agitato, cercava di concludere i fatti suoi, ma chi correva di qua, chi di là, chiedendo che cosa stava succedendo. Il contadino rispondeva<< oimè, ho trovato il rospo più grande che sia mai esistito>>.
Il clamore cresceva e tutti lo rimproveravano perché aveva messo in agitazione il paese per un rospo. Ed egli gridava <<Fratelli miei, dovete credermi, quel rospo è più grande di un vassoio. Io gli saltai sopra e mi parve di saltare su un grandissimo polmone o fegato i bestia. Oimè non tornerò più in me>>. Il compagno ,che l’aspettava al di là della vigna, temendo che avesse litigato con qualcuno del posto, sentendo il rumore cominciò a gridare anche lui e a fuggire lontano. Le campane cominciarono a suonare sia a Santo Felice che a Pozzolatico che in tutto il paese. Chi da una parte, chi dall’altra, tutti correvano.
Frattanto la donna si staccò da Berto e fuggì verso la casa del marito gridando << Povera me sventurata, che rumore è questo?>>. Incontrando il marito ,che correva verso la piazza di Santo Felice, disse << Oimè, marito mio, che è mai successo? Mentre stavo nella vigna a raccogliere l’erba per il nostro bue ho udito questo rumore che mi ha fatto quasi morire di paura>>.
Anche Berto, dall’altra parte della piazza, chiedeva a gran voce che cosa era successo. Quello che gli era saltato addosso disse << Come non avete sentito? Ho trovato nella vigna il più grande rospo che si sia mai visto. Per fortuna ,quando gli sono saltato addosso, non mi schizzò il veleno, perché sarei sicuramente morto>>. Berto di rimando << E se avessi trovato un diavolo,che avresti fatto?>>.
Frattanto arrivò l’altro compagno che corse ad abbracciare lo sventurato, che continuava a raccontare del rospo. Berto, allora, li rimproverò aspramente perché con le loro grida avevano allontanato tutti gli uomini, compreso lui, dal lavoro, poi aggiunse << E’ già molto tempo che frequento questo paese e ho spesso sentito dire che in quella vigna uno trovò un gran rospo, forse è proprio quello>>. Tutti affermarono che così doveva essere e che forse esso su quei muri rovinati poteva essere cresciuto ancora. Dopo di ciò tutti tornarono a casa.
Berto, tornando verso Firenze, a pochi passi dalla piazza, incontrò il priore Oca, priore di quel luogo, uomo simpaticissimo, suo amico, che lo invitò a casa sua per la sera. Tornando insieme ,il priore chiese che cosa aveva creato un rumore così grande. Berto allora rispose << Priore mio, se mi credete, vi racconterò la più bella novella da quando voi nasceste>>. Così Berto gli raccontò tutta la storia, dall’inizio alla fine. Il priore, che era grande e grosso, quasi non poteva respirare per il gran ridere. Dopo aver cenato e dormito in grande allegria, Berto, al mattino, se ne ritornò a Firenze.
Il priore, dopo la Messa, pensò a come poter sfruttare quella novella per ricavarne qualcosa. Parlò con i suoi popolani di quello che era successo e ammonì tutti di non accostarsi alla vigna perché quel corpo così grande era molto pericoloso sia che solo guardasse qualcuno sia che schizzasse veleno. Perciò pochi, ad eccezione di Berto e la contadina, si arrischiavano ad entrare. Il priore, vedendo che non vi era nessuno che volesse lavorarla, si accordò con il proprietario e tenne la vigna in fitto per poco denaro, ricavandone ogni anno ora 8, ora 10 once di vino. E il proprietario era contento perché ci guadagnava qualcosa e la vigna era dissodata e non rimaneva incolta. E così ci guadagnava il priore Oca che spesso andava a bere con Berto il vino senza che nella vigna il rospo saltasse più addosso a nessuno.
Che dire, dunque, dei casi che l’amore determina ? Sicuramente, tra i tanti che ne capitano, questo fu uno dei più singolari. Tra il rumore delle campane e quello del popolo ne trassero vantaggio sia Berto ,che si accoppiò con la contadina, sia il priore. Quello, infatti, dopo aver dato un buon consiglio ai suoi fedeli, guadagnò in parecchi anni circa 40 once di vino e fece un buon investimento perché godeva nel bere il vino e nell’offrirlo agli altri.




Nessun commento:

Posta un commento