FRANCO
SACCHETTI
Il “TRECENTONOVELLE “
Premessa
Terminato il mio lavoro sul Decameron del Boccaccio, portato
avanti con inattesa e incredibile soddisfazione, sono entrata in crisi di
astinenza. Le giornate mi apparivano vuote senza la compagnia dei personaggi
del Boccaccio e della loro allegria, dell’umorismo e della loro simpatia e
umanità. Ancora una volta è stato il mio maestro, il prof. Salvatore Battaglia,
a prendermi per mano e a spingermi ad andare avanti senza fermarmi.
Una mattina, mentre mi trovavo a Fiano, nel sottotetto della
mia casa di campagna, oppressa dalla malinconia, tra una grande quantità di
libri ormai abbandonati, ecco far capolino il volume “le epoche della
Letteratura Italiana” di Salvatore Battaglia, un bel mattone di 860 pagine, che
non pensavo di aver conservato. Ho provato una grande emozione; è stato come
aver ritrovato un amico.
Come resistere alla tentazione di sfogliare quelle pagine, di
rileggere le sudate carte che avevano accompagnato gran parte della mia
giovinezza. Seduta su una cassetta di legno piena di carte, ho aperto ,per
caso, il libro a pagina 381, ed ecco apparire la scritta “Franco Sacchetti”.
Scrittore fiorentino, sebbene nato a Ragusa ,egli completa il quadro del grande realismo toscano del ‘300.
Le pagine ingiallite del manuale di letteratura, con il loro
profumo di vissuto mi hanno attratto irresistibilmente. Il tempo si è fermato
ed io ho incominciato a leggere.
L’autore cominciò a scrivere la sua raccolta di novelle nel
1392/93 e ne voleva scrivere proprio 300, ma ne riuscì a scrivere soltanto 223,
perché sopraggiunse la morte, durante la peste del 1400.
Man mano che mi addentravo nella lettura, mi si delineava
chiaro nella mente il disegno di continuare il cammino intrapreso e di
dedicarmi alla libera interpetrazione del “ TRECENTONOVELLE” del SACCHETTI,
intimamente legato al Boccaccio, scegliendo quelle meglio conservate.
Pag.1
Salvatore Battaglia docet < Franco Sacchetti arriva alla
grande arte attraverso la piccola maniera. I suoi personaggi sono attori
minimi; gli eventi che egli narra si sciolgono in una battuta, in un
gesto………..Gli ambienti e gli attori che preferisce sono comuni. Il suo è il mondo
della piccola gente, del vivere in economia….. Al grande realismo del
Boccaccio, il Sacchetti sostituisce il suo realismo in miniatura. Il Decameron,
a confronto del Trecentonovelle, ci sembra un libro di eroi, di grandi
protagonisti. I personaggi del Boccaccio hanno imparato il loro ruolo e
recitano la loro parte in maniera impeccabile. Gli attori del Sacchetti
recitano a soggetto, anticipano la commedia d’arte, si gettano sulla scena
d’istinto e di impulso, senza lavarsi la faccia e tirarsi su le brache>.
Luigi Settembrini ci dice :< Il Boccaccio è simile ad un
vasaio che vi fa vasi di fina porcellana dorati e dipinti vagamente, il Sacchetti
fa vasi di creta paesana……. Utili agli usi e alla mensa cotidiana>.
Egli ci presenta un mondo senza grandi idealità, né forti
passioni , di gente che vive alla giornata, governata da interessi pratici, un
mondo provvisorio ed empirico.
Si avverte, con un tocco di intima malinconia, il senso di
una società decadente, immiserita, invecchiata nell’usura quotidiana, tanto
lontana nel tempo, eppur tanto vicina alla società contemporanea.
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