lunedì 2 maggio 2016

FRANCO SACCHETTI - IL "TRECENTONOVELLE".

FRANCO SACCHETTI
                         Il “TRECENTONOVELLE “
Premessa
Terminato il mio lavoro sul Decameron del Boccaccio, portato avanti con inattesa e incredibile soddisfazione, sono entrata in crisi di astinenza. Le giornate mi apparivano vuote senza la compagnia dei personaggi del Boccaccio e della loro allegria, dell’umorismo e della loro simpatia e umanità. Ancora una volta è stato il mio maestro, il prof. Salvatore Battaglia, a prendermi per mano e a spingermi ad andare avanti senza fermarmi.
Una mattina, mentre mi trovavo a Fiano, nel sottotetto della mia casa di campagna, oppressa dalla malinconia, tra una grande quantità di libri ormai abbandonati, ecco far capolino il volume “le epoche della Letteratura Italiana” di Salvatore Battaglia, un bel mattone di 860 pagine, che non pensavo di aver conservato. Ho provato una grande emozione; è stato come aver ritrovato un amico.
Come resistere alla tentazione di sfogliare quelle pagine, di rileggere le sudate carte che avevano accompagnato gran parte della mia giovinezza. Seduta su una cassetta di legno piena di carte, ho aperto ,per caso, il libro a pagina 381, ed ecco apparire la scritta “Franco Sacchetti”. Scrittore fiorentino, sebbene nato a Ragusa ,egli completa il  quadro del grande realismo toscano del ‘300.
Le pagine ingiallite del manuale di letteratura, con il loro profumo di vissuto mi hanno attratto irresistibilmente. Il tempo si è fermato ed io ho incominciato a leggere.
L’autore cominciò a scrivere la sua raccolta di novelle nel 1392/93 e ne voleva scrivere proprio 300, ma ne riuscì a scrivere soltanto 223, perché sopraggiunse la morte, durante la peste del 1400.
Man mano che mi addentravo nella lettura, mi si delineava chiaro nella mente il disegno di continuare il cammino intrapreso e di dedicarmi alla libera interpetrazione del “ TRECENTONOVELLE” del SACCHETTI, intimamente legato al Boccaccio, scegliendo quelle meglio conservate.
                                                    Pag.1
Salvatore Battaglia docet < Franco Sacchetti arriva alla grande arte attraverso la piccola maniera. I suoi personaggi sono attori minimi; gli eventi che egli narra si sciolgono in una battuta, in un gesto………..Gli ambienti e gli attori che preferisce sono comuni. Il suo è il mondo della piccola gente, del vivere in economia….. Al grande realismo del Boccaccio, il Sacchetti sostituisce il suo realismo in miniatura. Il Decameron, a confronto del Trecentonovelle, ci sembra un libro di eroi, di grandi protagonisti. I personaggi del Boccaccio hanno imparato il loro ruolo e recitano la loro parte in maniera impeccabile. Gli attori del Sacchetti recitano a soggetto, anticipano la commedia d’arte, si gettano sulla scena d’istinto e di impulso, senza lavarsi la faccia e tirarsi su le brache>.
Luigi Settembrini ci dice :< Il Boccaccio è simile ad un vasaio che vi fa vasi di fina porcellana dorati e dipinti vagamente, il Sacchetti fa vasi di creta paesana……. Utili agli usi e alla mensa cotidiana>.
Egli ci presenta un mondo senza grandi idealità, né forti passioni , di gente che vive alla giornata, governata da interessi pratici, un mondo provvisorio ed empirico.
Si avverte, con un tocco di intima malinconia, il senso di una società decadente, immiserita, invecchiata nell’usura quotidiana, tanto lontana nel tempo, eppur tanto vicina alla società contemporanea.




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