NOVELLA N.CLI (151)
Fazio da Pisa voleva fare l’astrologo e indovinare il futuro
davanti a molti uomini valenti. Franco Sacchetti gli pose, allora, una serie di
domande alle quali non seppe rispondere e lo mise in difficoltà.
Io, scrittore, mi trovavo nella città i Genova già da diversi
anni. Un giorno ero nella piazza dei mercanti insieme ad un gran numero di
uomini saggi esiliati da vari paesi , tra i quali messer Giovanni d’Agnello,
doge di Pisa,esiliato con alcuni parenti. Vi erano poi alcuni lucchesi, mandati
via da Lucca, alcuni senesi, che non potevano stare a Siena, ed alcuni
genovesi.
Si cominciò a discutere di quelle cose di cui parlano spesso
coloro che sono lontani dalla propria casa : di novità, di bugie, di speranze
ed infine di astrologia. Quello che parlava più efficacemente era un tale
fuoriuscito da Pisa, di nome Fazio. Egli diceva che da molti segni del cielo
comprendeva che chiunque fosse stato esiliato entro l’anno poteva farvi
ritorno, aggiungendo che vedeva ciò per profezia.
Io ribattevo che delle cose future, che dovevano ancora
venire, né lui né altri potevano essere certi. Egli ,contrastandomi, mi
derideva come se fosse Alfonso X di Castiglia e Tolomeo, entrambi astronomi.
Come se egli vedesse con chiarezza il futuro, mentre io non riuscivo a vedere
neppure il presente. Allora io gli dissi << Fazio, tu che sei un
grandissimo astronomo, rispondimi davanti a costoro. Che è più facile sapere,
le cose passate o quelle che devono venire ?>>. Fazio disse << E
chi non lo sa? E’ smemorato chi non ricorda le cose passate , ma quelle che
devono venire non si sanno molto facilmente>>. Allora io dissi
<vediamo se ti ricordi le cose passate che, tu dici, sono facili da
ricordare. Che cosa facesti quel tal giorno, un anno fa ?>>. Mentre
pensava, io continuavo << Dimmi ora che cosa facesti sei mesi fa
?>>. Quello si smarriva e io rincaravo la dose chiedendo che cosa aveva
fatto tre mesi prima. Quello mi guardò come uno stralunato, riflettendo. Io
incalzavo domandando dove era stato due mesi prima alla stessa ora. Il poverino
si confondeva sempre di più. Allora lo afferrai per il mantello e gli dissi
<<Sta un po’ fermo e dimmi quale nave giunse qui un mese fa e quale partì
?>>. Ormai Fazio era completamente fuso. Allora continuai << Che
guardi ? mangiasti a casa tua quindici giorni fa o a casa d’altri? >>.
Egli mi chiese di avere un po’ di pazienza, mentre io, implacabile, incalzavo
<< Che cosa facesti otto giorni fa a quest’ora ? che cosa mangiasti
quattro giorni fa ? >>. Ed egli << te lo dirò. Ma
lasciami pensare. Tu hai troppa fretta>>. Implacabile, continuavo
<< Dimmi, orsù, che cosa mangiasti ieri mattina ? o non me lo vuoi dire
?>>. Quello ammutolì del tutto. Vedendolo così smarrito ,lo presi per il
mantello e gli dissi << Scommetto che non sai se sei sveglio o stai
sognando>>. Ed egli << Per la miseria, so bene che sono sveglio
>>. Il Pisano disse <<Tu hai troppi sofismi per la testa >>.
Ed io << Non sono sillogismi, dico cose naturali, tu, invece, insegni
cose inafferrabili. Ti voglio chiedere una cosa. Hai mai mangiato delle nespole
?>>. E il Pisano rispose << Mille volte>>. Ed io
<<Allora dimmi, quanti noccioli ha una nespola ?>>. << Non so.
Non ci ho mai fatto caso >>. << E se non sai una cosa così
importante, come poi sapere le cose del cielo ? Andiamo avanti, quanti anni sei
stato nella casa che abiti ?>> << Ci sono stato sei anni e alcuni
mesi>>.<< Quante volte hai salito e sceso la tua scala ?>>.
<< Qualche volta quattro, altre sei, altre otto >> .<< E
quanti gradini ha quella ?>>. Il Pisano, stremato, disse << Basta,
te la do vinta>>. Subito gli risposi << Devi dire che ho vinto a
ragione, e che tu e gli astrologi volete indovinare con le vostre fantasie e
siete più poveri della pietra. Ho sempre sentito dire che il vero indovino
sarebbe ricco. Vedi tu che bell’indovino sei e quale grande ricchezza è con
te>>.
E la verità è che tutti quelli che di notte guardano il cielo
stando sui tetti come i gatti, hanno gli occhi rivolti verso il cielo tanto che
perdono di vista la terra e restano poveri in canna. Dopo che confusi con le
mie argomentazioni Fazio Pisano, alcuni uomini importanti mi chiesero se avevo
trovato le cose dette in qualche libro. Io risposi che le avevo trovate in un
libro che portavo sempre con me e si chiamava “Cerbacane” (cervello). Essi
rimasero contenti e si meravigliarono.
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