NOVELLA N.17
Piero Brandani di Firenze intenta una causa, dà alcune carte
al figlio che le perde. Capita in un luogo, dove, in modo strano, cattura un
lupo. Avute per la cattura di quello 50 lire a Pistoia, ritorna e recupera le
carte.
Nella città di Firenze vi fu un tempo un certo Piero Brandani
che visse discutendo cause. Egli aveva
un figlio di diciotto anni.
Una mattina, dovendo recarsi al Palazzo del podestà per
discutere una causa, affidò al figlio certe carte, gli disse di precederlo e di
aspettarlo alla Badia di Firenze.
Il ragazzo fece come il padre gli aveva detto; giunto sul
luogo si mise ad aspettare il padre. Tutto ciò avvenne nel mese di Maggio.
Mentre il giovane attendeva, venne un fortissimo acquazzone e, passando una
contadina o una fruttivendola con un paniere di ciliege sul capo, il paniere
cadde e le ciliegie si sparsero per tutta la via. Il rigagnolo della via ,per
l’acqua, si ingrossò tanto che pareva un fiumicello.
Il ragazzo insieme con altri volenterosi si diede a
raccogliere di qua e di là le ciliegie che correvano lungo il rigagnolo,
trasportate dalle acque. Quando le ciliegie finirono, il giovane, ritornando
indietro ,non ritrovò più le carte che aveva sotto il braccio. Sicuramente gli
erano cadute nell’acqua ,che le aveva portate verso l’Arno, senza che se ne accorgesse.
Correndo chiedeva di qua e di là e così seppe che le carte ormai navigavano
verso Pisa. Rattristato enormemente, per sfuggire all’ira del padre pensò di
dileguarsi e se ne andò a Prato.
Giunse al tramonto del sole in un albergo dove arrivarono certi
mercanti che si fermarono poco per proseguire poi verso il ponte Agliana. Essi,
vedendolo così triste, gli chiesero che avesse. Conosciute le sue disavventure,
lo invitarono ad andare con loro. Egli accettò ben volentieri. Giunsero alle
due di notte al ponte Agliana e chiesero alloggio all’albergatore. Costui non
voleva accoglierlo perché temeva i malandrini, azi si meravigliava che non
erano ancora stati catturati.
Dopo un po’ l’albergatore aprì e li fece entrare, ma non
aveva niente da dar loro da
mangiare. Consigliò, allora, che il ragazzo si vestisse da
straccione ed andasse alla chiesa vicina. Lì doveva chiamare ser Cione, che era
il prete e farsi prestare per l’oste 12 pani. Dette questo consiglio perché
sapeva che se i malviventi avessero incontrato un giovinetto mal vestito non
gli avrebbero fatto alcun male.
Il giovine andò malvolentieri perché era notte, non si vedeva
niente ed aveva molta paura. Pure si avviò ed entrò in un boschetto, dove in
lontananza c’era un po’ di luce. Pensando che fosse la chiesa ,si diresse verso
la luce. Invece della chiesa c’era una piazza con la casa di un lavoratore, che
,sentendo bussare, gridò < Chi va là?>. Il ragazzo disse < Ser Cione,
apritemi ,perché l’oste del ponte Agliana mi manda a chiedervi 12 pani>. Il
lavoratore ,allora, minacciò di farlo impiccare a Pistoia, credendo che fosse
un ladruncolo.
Il giovane, frattanto, sentendo ululare un lupo dal bosco, si
infilò in una botte, sfondata nella parte superiore, morto dalla paura. Il
lupo, uscito dal bosco, si avvicinò alla botte e cominciò a grattarsi su di
essa. Sfregandosi infilò la coda in un buco. Il garzone, sentendosi toccare
dalla coda del lupo, impaurito la afferrò, deciso a non lasciarla, usando tutte
le sue forze. Il lupo cominciò a tirare per liberare la coda. Dal canto suo
anche il ragazzo tirava. Tirando tutti e due, la botte cadde e cominciò a
rotolare. Questo rotolamento durò per ben due ore e tanti furono i colpi che il
lupo morì. Anche il giovane era mezzo morto, ma la fortuna lo aveva aiutato.
Sebbene il lupo fosse morto , egli per tutta la notte, non ebbe il coraggio né
di uscire, né di lasciare la coda.
IL mattino dopo il lavoratore, alla porta del quale il
giovane aveva bussato, i alzò ed andò a controllare le sue terre. Notò subito
ai piedi del burrone la botte e cominciò ad imprecare contro i delinquenti che
si aggiravano di notte. Si avvicinò e vide giacere ai lati della botte il lupo
che non pareva morto. Si mise allora a gridare << Al lupo, al
lupo>>. Gli uomini del paese subito accorsero e videro il lupo morto e il
ragazzo nella botte. Egli, spaventato, più morto che vivo, cominciò a
raccontare tutte le sue disavventure, dalla perdita delle carte fino a quel
momento.
I contadini ,impietositi, gli dissero << Figliolo, hai
avuto una grande sventura, ma le cose si mettono al meglio. Infatti a Pistoia
c’è una legge che chiunque uccide un lupo e lo porta al Comune riceve un premio
di 50 lire>>. Poi gli offrirono aiuto ed egli riprese un po’ di coraggio.
Insieme a quelli che lo aiutavano a portare il lupo giunse all’albergo del ponte Agliana, da cui era partito.
L’albergatore sorpreso gli disse che i mercanti, che erano con lui, se ne erano
andati credendolo morto o catturato dai malandrini.
Infine portò il lupo al Comune di Pistoia ed ebbe 50 lire. 5
lire le spese per far festa con la brigata. Con le altre 45 tornò dal padre.
Gli chiese perdono e gli consegnò i soldi. Il padre li prese volentieri e lo
perdonò. Con quei soldi fece copiare le carte perdute e con il resto continuò a
discutere numerose altre cause.
Perciò non si deve mai disperare perché spesso come la
fortuna toglie così dà e come ella dà ,così toglie.
Chi avrebbe mai immaginato che le carte perse nell’acqua
potessero essere rifatte grazie a un lupo che aveva messo la coda nel buco di
una botte e vi era rimasto imprigionato?.
Sicuramente questo è un esempio di come non bisogna mai
disperarsi, né farsi prendere dallo sconforto e dalla malinconia.