domenica 5 febbraio 2017

NOVELLA N.CXLIIX (147)

NOVELLA N.CXLVII

Un ricco con i soldi , volendo evitare di pagare la gabella, si riempie le brache di uova. I gabellieri, che erano  stati informati, quando passa lo fanno sedere e rompe tutte le uova, rimanendo tutto impiastricciato sotto ; e costretto a pagare e viene deriso.

La novella appena detta me ne fa ricordare un’altra di un ricco fiorentino più misero e avaro di re Mida. Costui , per non pagare la gabella di meno di sei denari, pagò molto di più, con danno e vergogna, sebbene avesse armato il culo con una corazza di gusci di uova.
Vi fu , dunque, un ricco che possedeva ben ventimila fiorini, di nome Antonio (non voglio dire il soprannome per riguardo ai suoi parenti), il quale ,mentre era in campagna, voleva mandare a Firenze 24 o 30 uova. Allora il cameriere gli disse << Bisogna pagare la gabella di un denaro ogni 4 uova>>. Come Antonio udì questo prese il cesto e se ne andò in camera dicendo << Il risparmio è buono in ogni tempo, io voglio risparmiare questi denari>>. Detto questo, si alzò e si cominciò a mettere le uova, a quattro a quattro, nelle brache.
Inutilmente il servitore gli diceva che in quel modo non avrebbe potuto camminare. Antonio rispose che le sue mutande erano così larghe che avrebbero potuto contenere non solo le uova ma anche le galline che le avevano fatte. Il servitore si fece il segno della croce e, senza aggiungere altro, si allontanò.
Antonio, fatto il suo carico, si mise in cammino, camminando a gambe larghe, come se avesse avuto nelle brache due pettini da stoffa. Quando giunse alla porta della città , disse al servitore di andare a chiedere ai gabellieri di tenere ancora un po’ aperta la porta. Quello ,giunto, non potè trattenersi dal raccontare ad uno dei gabellieri, in gran segreto, il fatto.
Il gabelliere disse ai suoi colleghi << Vi racconterò la più bella novella che udiste mai. Fra poco passerà di qui uno che ha le brache piene di uova>>. Un altro rispose << lasciate fare a me e vedrete un bel gioco>>. Quest’ultimo, quando giunse Antonio, lo invitò a bere del vino con lui, tirandolo per il mantello e costringendolo a sedersi su una panca, sebbene lo sventurato non volesse.Come Antonio si sedette si sentì un gran rumore, come se si fosse seduto su un sacco di vetri. Subito i gabellieri gli chiesero <<Che cosa hai sotto, che ha fatto un  così gran rumore ? alzati un poco>>. Disse il capo gabelliere <<Antonio tu ci devi permettere di fare il nostro lavoro. Noi vogliamo vedere che cosa hai sotto che ha fatto un rumore così grande>>. Subito Antonio rispose <<Io non ho fatto nulla>> e alzò il mantello dicendo << Sarà questa panca che avrà cigolato>>. Il gabelliere di rimando <<Non è rumore di panca questo, se tu alzi il mantello ,il problema deve essere altrove>>. Lo fecero alzare e, a poco a poco, un liquido giallo cominciò a scendere giù per le calze. Subito vollero vedere le brache, da cui sembrava venire quel liquido. Subito si chiarì il mistero, il meschino aveva le calze piene di uova.
Antonio disse << State tranquilli, sono tutte rotte, non sapevo dove metterle, ma è una piccola cosa, quanto alla gabella>>. I gabellieri immediatamente considerarono che le uova dovevano essere parecchie dozzine e lui precisò che erano una trentina. Ma i gabellieri non gli prestarono fede e dissero << Sembrate un buon uomo e giurate di essere leale; ma come vi dobbiamo credere se frodate il nostro Comune per una cosa così piccola ? che cosa fareste ancora peggio per una più grande? E sapete come si dice << A un cane che lecca cenere non gli affidar farina.Orsù, lasciateci un pegno e domani mattina andate dai magistrati a dire questo fatto>>. Antono disse << Oimè, sarei preso in giro, prendete ciò che volete>>.
Dopo aver contrattato con i gabellieri, mise mano alla borsa e pagò otto  soldi, poi ne dette loro uno grosso e disse << prendete e bevete domani mattina,ma,vi prego, non fatene parola con nessuno >>. Tutti lo rassicurarono ed egli partì col culo tutto impiastricciato nella melma. Giunto a casa, la moglie gli disse <<Io credevo che rimanessi fuori, ma che hai fatto?>>. << Niente, non so>> e ,frattanto, si metteva le mani dietro al sedere e camminava come un ammalato.
La moglie gli chiese se era caduto. Allora cominciò a raccontare ciò che gli era accaduto. La donna, informata, cominciò a dire << o pazzo sventurato, ma tu sentisti mai o in favola o in canzone una cosa del genere ? hanno fatto bene i gabellieri che ti hanno canzonato, come ti sei meritato>>. Nonostante l’invito del marito a tranquillizzarsi, la donna continuava << Come posso star quieta, sia maledetta la tua ricchezza che ti porta a tanta miseria. Volevi covare le uova come le galline quando nascono i pulcini ? Non ti vergogni, quando la notizia si diffonderà in tutta Firenze tu sarai canzonato da tutti>>.L’uomo ripeteva che i gabellieri gli avevano promesso di tacere, ma la moglie non gli credeva. E a nulla valeva la richiesta di farla finita, perché anche lei qualche volta aveva sbagliato. La donna rispondeva <<Ma si posso aver sbagliato, ma non mi sono mai messa le uova nelle brache>>. E subito l’uomo << ma tu non le porti>>. Ed ella in risposta << Sono fatti miei se non le porto, seppure le portassi, vorrei cecarmi prima di fare quello che hai fatto tu; non avrei più il coraggio di comparire tra le persone. Quanto più ci penso, più divento matta, che tu per due denari ti sei fregato per sempre. Se tu capissi bene quello che hai fatto, non dovresti rallegrarti mai più. Io non apparirò più tra le donne senza vergognarmi, temendo che esse dicano : vedi la moglie di colui che portò le uova nelle brache >>.
Antonio, goffo e ignorante, comprese che la donna aveva ragione e la pregò di starsene zitta, di non divulgare la cosa e di darsi pace una buona volta, oppure di vendicarsi su di lui. Così la donna si calmò e promise che, per il futuro, avrebbe campato il meglio che poteva.
Noi possiamo dire spesse volte che le donne sono più prudenti degli uomini. Infatti in questo modo ella comprese l’ignoranza e la stupidità del marito. Per questo fu molto considerata tra le donne, al contrario del marito tra gli uomini. Le chiacchiere, un po’ alla volta, vennero meno, ma non a Firenze, dove se ne parlò per sempre con divertimento e scherno per l’amico.
Antonio, toltosi le mutande, perché la domestica non se ne accorgesse, la mattina dopo si fece preparare un pentolone di acqua calda con la cenere. Fece versare l’acqua nella vasca dei panni, poi, la sera, se ne fece preparare un altro con cui si lavò il culo, per evitare che le lenzuola ingiallissero tanti erano i tuorli d’uovo, gli albumi e i gusci incrostati e appiccicati al sedere.
Tutto questo il tapino lo guadagnò per non pagare una gabella di trenta uova. Per questo fu sbeffeggiato tanto che di questo fatto se ne parlò allora e ancora oggi se ne parla più che mai.