giovedì 22 settembre 2016

NOVELLA N.XXXII

NOVELLA N.XXXII
Un frate che predicava in Toscana, nel periodo di quaresima, vedendo che nessuno andava a sentire le sue prediche, disse che avrebbe mostrato che l’usura non è peccato. Molta gente corse allora ad ascoltare lui, abbandonando gli altri.

Il frate ,di cui parlerò in questo racconto, predicava in una delle più grandi città della Toscana al tempo della quaresima, come si usa in molti luoghi. Egli si rese conto che quando predicavano gli altri, come spesso avviene, andava molta gente, mentre quando predicava lui non andava quasi nessuno.
Un mercoledì mattina dal pulpito disse <Signori ,da molto tempo vedo teologi e predicatori dibattersi in un grande errore. Essi predicano che “il prestare” sia usura e grandissimo peccato e che tutti i peccatori sono dannati. Io, per quello che ho potuto capire ed ho letto sui libri, ho visto che il prestare non è peccato. Perché non pensiate che io dica delle sciocchezze e faccia troppi ragionamenti, vi dico che la cosa è tutto il contrario di quello che hanno sempre predicato. Poiché vi convinciate che non racconto fandonie e che l’argomento è importante, se ne avrò il tempo, ne predicherò domenica mattina. Se non sarà possibile, mancandomi il tempo, in un altro giorno, appena se ne presenterà l’occasione, sicchè ne sarete tutti contenti e fuori da ogni errore>>.
La gente, udendo ciò, cominciò a mormorare. Finita la predica ,tutti uscirono dalla chiesa e la voce si diffuse qua e là e ciascuno si chiese che cosa il predicatore volesse dire. I prestatori erano tutti contenti, quelli che chiedevano i prestiti erano tristi, e chi non aveva ancora prestato fino ad allora cominciò a prestare. Alcuni lo ritenevano un bravissimo uomo, altri una pecora che dice cose mai sentite prima.
In breve, tutti aspettavano la domenica mattina e , in quel giorno, i fedeli, desiderosi i novità, andarono ,in gran numero, ad occupare i posti, mentre gli altri predicatori predicarono soltanto alle panche vuote. Come egli aveva sempre desiderato, gli uditori erano veramente tanti e stavano così stretti che si toccavano gli uni con gli altri.
Come il frate salì sul pulpito ,disse l’Ave Maria, poi cominciò a commentare il Vangelo, promettendo che in ultimo avrebbe parlato dell’usura, come aveva promesso.                                      
 Impegnò abilmente molto tempo per il Vangelo e si era fatto ormai tardi per parlare dell’usura. Per tranquillizzare la gente egli disse << Signori, stamattina questo passo del Vangelo, che era così profondo, mi ha preso molto tempo, per cui non me ne è rimasto per dire quello che vi avevo promesso. Ma abbiate pazienza perché , in una di queste mattine, appena ne avrò il tempo, vi predicherò di quello che vi interessa per non trarvi dall’errore>>. E così li portò in canzone per molti giorni , fino all’altra domenica nella quale accorse molta più gente di prima. Salito sul pulpito, dopo la predica, disse << Signori, so che venite così numerosi per udire del prestare, come vi ho promesso. Mi scuso perché oggi ho un po’ di febbre, ma venite prossimamente che, se Dio vorrà, ve ne parlerò>>.
Così facendo, con una scusa dopo l’altra, per tutto il tempo di Quaresima, fece venire la gente, tenendola sospesa fina alla domenica dell’ulivo. Allora disse <<Questa mattina voglio finalmente dirvi ciò che vi ho promesso. Voi sapete,signori, che la carità è gradita a Dio più di qualunque altra virtù. E carità non è altro che aiutare il prossimo e, sicuramente, il prestare è un aiuto. Dunque, dico che si deve prestare, il prestare è lecito e, ancor di più, chi presta, merita. Ma ,allora, dov’è il peccato? Il peccato è nel riscuotere. Infatti il prestare e non riscuotere è possibile senza peccato ,solo se si fa carità. Mi spiego ancora meglio, se uno presta ad un altro 100 fiorini o ancora di più e nel giorno stabilito riscuotesse 100 fiorini e non i più, questo prestare e questo riscuotere piacerebbero molto a Dio e molto di più gli piacerebbe se i 100 fiorini non  si riscuotessero, ma si lasciassero liberamente al debitore. Quindi l’usura sta nel riscuotere più di ciò che spetta, è questo riscuotere di più che costituisce il peccato che fa perdere tutta la carità dell’aver prestato i 100 fiorini e rende la restituzione una cosa illecita. Concludendo, fratelli miei, io vi dico e affermo che il prestare non è peccato, ma il gran peccato è il riscuotere oltre ciò che veramente spetta. Con questo messaggio ora potete andare e prestate con sicurezza, perché potete prestare come io ho predicato e guardatevi dal riscuotere. Così facendo sarete figli del Padre nostro qui in coelis est >>.
Poi recitò il Credo , che non fu sentito quasi da nessuno, perché tutti mormoravano. Chi si sbellicava dalle risate dicendo << Costui ci ha gabbati per bene, ci ha fatti venire per tutta la Quaresima per udire questa predica, possa morire ucciso, perché deve essere un gran ciarlatano>>. Chi schiamazzava di qua chi di là, per molti giorni non si parlò d’altro.
Senz’altro questo frate fu un uomo valente perché aveva mostrato al popolo che gli uomini  sono superficiali e corrono più verso le sciocchezze e le novità che verso le cose della Sacra Scrittura e andavano volentieri ad ascoltare chi diceva cose secondo i loro interessi. Seguirono quella predica i prestatori (gli usurai) e coloro che avevano voglia di prestare. Costoro furono scherniti come meritavano; perché essi hanno acquistato tanto potere che si sono convinti che Dio non veda e non comprenda e hanno battezzato l’usura con diversi nomi: come dono di tempo, per il tempo che dura il prestito e il prestatore non può disporre del danaro, come interesse, come cambio, come utile, come baroccolo, ritrangola e molti altri nomi.
Tutte queste sono sciocchezze, perché l’usura è nell’opera non nel nome, e consiste nel pretendere all’atto della restituzione più di quello che è stato presto.